di Pippo La Barba

“L’altra Palermo” affiora in questo primo romanzo di Fabio Giallombardo, “La bicicletta volante”, Autodafè edizioni, presentato in diverse città d’Italia e in ultimo, il 23 scorso, alla libreria Broadway di Palermo

Nel corso della serata, che ha visto la presenza di un folto pubblico, sono intervenuti, oltre all’autore, la giornalista Barbara Giangravè, il direttore editoriale Cristiano Abbadessa e la lessicografa Liliana Giovenco, che ha curato in calce al volume un glossario dei termini siciliiani utilizzati nel testo. Ha dato un tocco di raffinata recitazione l’attrice Emanuela Mulè, con le sue splendide letture di brani tratti dal libro.

Nel romanzo Fabio Giallombardo, che non è palermitano, ma che a Palermo è vissuto e ha lavorato per diverso tempo, attua un’operazione nostalgia, facendo assimilare al protagonista luoghi e ambienti lontanissimi dalla sua attuale condizione sociale e che pure ancora lo affascinano, perché fanno parte in maniera indelebile del suo bagaglio affettivo.

Il tutto attraverso una trama narrativa complessa, molto intensa, anche se la lettura risulta scorrevole e sicuramente avvincente. Il testo va gustato lentamente, perché pur descrivendo fatti reali, ha il ritmo del thriller. Dicevo, operazione nostalgia, in quanto il protagonista maschile prova un irresistibile richiamo per questo mondo parallelo che si è costruito nella realtà, e di cui non riesce a liberarsi. Quando a Milano, dove adesso abita e dove si è rifatto una nuova vita borghese con una donna che forse non ama, gli arriva una telefonata da Palermo, senza indugi prende un aereo alle due di notte e parte lasciando allibita la sua compagna.

Quest’ultima non può capire, e Gaspare fa dentro di sé un’amara riflessione: “come si fa a spiegare a parole la vita, il sangue di un uomo, a una donna che ti dorme a fianco senza conoscerti?”

Ecco, secondo me tutta la vicenda, che si dipana dalla Palermo delle stragi mafiose del ’92 alla Milano degli anni 2000, evidenzia il perdurare di un cordone ombelicale tra un passato impresentabile, ma vivo e pulsante; e un presente apparentemente normale, eppure carico di sensi di colpa e di rimpianti.