di Pippo La Barba
Nel quadro degli spettacoli promossi dalla rete dei teatri di pietra diretta da Aurelio Gatti il ventotto scorso presso il Parco archeologico Monte Jato di San Cipirello, dopo Ecuba e Cassandra, è stata completata la trilogia delle rappresentazioni classiche con Ione, la tragicommedia di Euripide scritta presumibilmente tra il 413 e il 410 a. C.
Ione costituisce senza dubbio il primo tentativo ante litteram di dramma a lieto fine, il cui filone poi darà luogo alla commedia.
Al centro della vicenda c’è il destino che segna gli eventi: una serie di coincidenze e di episodi nefasti annunciati (poi disattesi) che porta una madre a rinunciare al figlio (per poi ritrovarlo) senza riconoscerlo e che tenta addirittura di uccidere non conoscendo la sua identità.
Un intreccio degno di un noir senza colpevole se non il dio Apollo che, dopo aver violentato Creusa, per una banale rivalsa organizza un intrigo ai limiti dell’incredibile.
In quest’opera tutto l’interesse è quindi per lo sviluppo della vicenda, mentre l’aspetto più propriamente tragico passa in seconda linea. Per la verità nel testo di Euripide alcuni momenti drammatici ci sono, come per esempio il riconoscimento del figlio, Ione, da parte della madre, Creusa. Ma in questa edizione purtroppo la scena del passaggio è priva di pathos e segue l’andamento farsesco e fortemente satirico di una vicenda, dove gli uomini sono degli anti-eroi e gli dei degli esseri capricciosi e incoerenti.
Tra i personaggi più importanti senza dubbio quello di Creusa, interpretato da Cinzia Maccagnano sul filo dell’ironia e dell’ambiguità; un ottimo Sebastiano Tringali disegna con efficacia e creatività la figura del marito Xuto, emblema dell’insulsaggine e della caparbietà; il collaudato Ernesto Lama veste i panni della sacerdotessa Pizia, che pronunciava gli oracoli nel Santuario di Delfi, ma è anche il fine dicitore delle varie fasi della vicenda; Elena Di Dio è la Genealogica, narratrice delle genealogie di dei e personaggi.
La regia è di Sebastiano Tringali e di Aurelio Gatti, le coreografie dello stesso Gatti, i costumi di Elena Penello, le musiche di scena sono eseguite dal vivo con fisarmonica da Marcello Fiorini.